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Prima Divisione, il punto: la crisi delle grandi

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Tertium non datur. Ternana e Taranto chiudono l'andata scappando e prefigurando un lungo duello per la promozione diretta. Suona infatti come una mezza condanna la sconfitta della Pro Vercelli (secondo ko in tre gare in altrettanti scontri diretti) a Carpi. La coppia al terzo posto ora insegue a...

Boscaglia

Tertium non datur. Ternana e Taranto chiudono l’andata scappando e prefigurando un lungo duello per la promozione diretta. Suona infatti come una mezza condanna la sconfitta della Pro Vercelli (secondo ko in tre gare in altrettanti scontri diretti) a Carpi. La coppia al terzo posto ora insegue a sette ed otto punti le prime due, denotando soprattutto una mancanza di continuità che sembra condannarle ai playoff. Le loro caratteristiche molto simili sembrano preludere ad una soluzione al fotofinish: impermeabilità difensiva, compattezza di squadra ed imprevedibilità offensiva favorita da una capacità quasi unica di ribaltare l’azione. L’organico di Dionigi è sicuramente più qualitativo e numeroso ma i problemi extracalcistici degli jonici potrebbero fare la differenza. In questo senso saranno ore difficili quelle delle vacanze natalizie: la squadra è entrata in sciopero dopo che il patron D’Addario non ha mantenuto le promesse. Qualcosa si sbloccherà a breve ma è impossibile che le conseguenze della crisi non si ripercuotano sul campo.

Dietro si accende la bagarre in zona playoff dove sette squadre sono raccolte in quattro punti grazie alla stessa caduta del Como ed al successo di misura del Lumezzane che ha decretato l’esonero di Amedeo Mangone dalla panchina della Reggiana: dopo un anno e mezzo di delusioni e polemiche la società ha deciso di voltare pagina proprio nella tarda serata di giovedì, al culmine di un’altra stagione da buttare e che rischia seriamente di vedere i granata coinvolti nella lotta per evitare i playout, la stessa che dopo la seconda vittoria consecutiva del Foggia sembra ristretta a sei squadre. Tra esse respira la Spal: settimana d’oro per i ferraresi che dopo l’assoluzione nella kafkiana vicenda del fotovoltaico spezza la serie di cinque sconfitte consecutive piegando il Foligno, sempre più ultimo ma non lontano dal Pavia che non trova benefici dalla cura Sangiorgio.

Nel girone B irrompe il ciclone-Sicilia. Nel giorno del derby in Serie A, e dell’incoraggiante vittoria del Messina in Serie D, Siracusa e Trapani chiudono l’anno col botto presentando le loro candidature per una storica accoppiata-promozione. La squadra di Sottil batte anche il Frosinone e mantiene il primato per la terza settimana consecutiva laureandosi campione d’inverno: un inedito assoluto in un girone finora senza padroni. Poco spettacolari ma efficaci e cinici come le vere grandi gli aretusei hanno tutto per durare fino in fondo, anche se la situazione societaria non è ancora tranquilla e non si escludono altre penalizzazioni. Dall’altra parte i granata rispondono inserendosi nel libro dei record: le sette reti al Bassano valgono la vittoria più larga degli ultimi quindici anni in terza serie (ultimo precedente lo 0-7 di Trani-Viterbese del 19 maggio ’96) e confermano come al Provinciale la squadra di Boscaglia si trasformi.

Per sognare davvero servirà migliorare in trasferta ma intanto può bastare se la concorrenza continuerà a stentare: dalla Cremonese (una sola vittoria nelle ultime cinque partite) al Lanciano, rimontato a Salò, fino alla Triestina che stoppa i progressi contro il Prato le presunte grandi continuno a latitare con il risultato di rendere ancora indecifrabile la classifica in zona playoff pure a metà percorso. Discorso a parte per il Frosinone: la sconfitta di Siracusa fa capire che il problema non era Sabatini ed ora i ciociari, senza vittorie da dieci giornate, sono solo tre punti sopra una zona playout ugualmente indecifrabile. In alto invece sono ben otto le squadre raccolte in quattro punti dal terzo al decimo posto e tra esse c’è anche lo Spezia, finalmente vittorioso anche in trasferta, sebbene il blitz di Latina sia stato rovinato dallo choccante arresto di Carobbio. Gli aquilotti, in attesa di un nuovo mercato da grande a gennaio, chiudono il 2011 con un sorriso: e se fossero loro l’anti-Sicilia?